Lo chiameremo Ciccio

Ci sono donne che sostengono di diventare madri, di realizzare il fatto di essere tali, già al momento in cui pisciano su una barretta sulla quale dovrebbe comparire una striscia rossa (o erano due?). Altre che invece lo realizzano alla prima ecografia, nella quale si sforzano di riconoscere in quel fagiolo il profilo del padre. Chi diventa madre nel momento in cui partorisce e chi invece non lo realizza mai. Continua a leggere

Alcuni fatti su Berlino

Berlino è storicamente una città divisa. Questa divisione è ancora oggi riconoscibile.
Nel 1920, secondo la legge per la creazione della Grande Berlino,  vennero unite 8 città con i loro relativi 59 comuni creando così un’unica città,  la terza più grande al mondo allora dopo Londra e New York,  suddivisa in 20 Bezirke. I Bezirke  sono dei distretti,  hanno compiti amministrativi,  ognuno di essi ha un municipio e un ufficio delle tasse, e ha un proprio sindaco. Ogni Bezirk è suddiviso in Ortsteile che corrispondono ai vecchi comuni. Vi faccio un esempio: io abito a Steglitz- Zehlendorf, questo Bezirk è composto dai seguenti Ortsteile: Steglitz,  Lankwitz, Lichterfelde, Zehlendorf, Dahlem, Nikolassee e Wannsee.
Che Berlino sia l’unificazione di varie città e cittadine è evidente nei nomi delle strade: ho contato 6 Hauptstraße e 9 Hauptweg; 8 Bahnhofstraße e 8 Berliner Straße. Se volete inviare una cartolina a Berlino fate attenzione al codice di avviamento postale (Postleitzahl)  perché state sicuri che il, postino non pedalerà per 8 diversi Bezirke alla ricerca della Bahnhofstraße che volevate voi.
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Strappati

Non fu solo il muro a dividere alcune famiglie. Anche all’interno del territorio della DDR,  alcune famiglie vennero divise,  alcuni figli strappati dalle braccia dei propri genitori.
Non è facile dire con esattezza quanti casi ci furono,  non è facile dimostrare se e quando si è trattato di adozione forzata o di atto volontario, ma è successo sicuramente e nemmeno troppo raramente.
Ai genitori nemici della repubblica,  che avevano tentato la fuga o che avevano fatto richiesta di lasciare il proprio paese e avere la libertà di viaggiare all’ovest, venivano tolti i figli e loro stessi chiusi in carcere. A chi finiva in carcere ancora incinta, veniva poi detto che al momento del parto il bimbo era morto. Senza farle vedere il figlio,  veniva chiesto alla madre di donare il piccolo corpicino per scopi scientifici,  per la ricerca, e fatto firmare un foglio di consenso. Alcune donne ignorano di avere un figlio cresciuto da altre persone fedeli allo stato.
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Una lettera

Sono le 6. Ho 12 minuti per raggiungere la fermata di Bergstraße e prendere il 170 che mi porta in ufficio. Prendo il pranzo, lo metto in borsa, oggi panino con speck. Infilo la giacca, ancora non troppo pesante, l’inverno tarda ad arrivare quest’anno, vuol dire che risparmieremo in gas. Metto le scarpe e prendo la lettera. Ho solo due giorni di tempo per consegnarla.
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Perché Parigi non è Beirut

Con i social network, si sa, diventiamo tutti scienziati, opinionisti, avvocati e soprattutto polemici. Quando è successo ciò che è successo a Parigi (io ancora non riesco a trovare un appellativo per descrivere i fatti) in molti sono stati li pronti a contestare le lacrime e disperazione altrui con dei “però”:
Però quanto è accaduto a Beirut non frega niente a nessuno, però nessuno ha messo nel profilo la bandiera del libano, però ste cose accadono ogni giorno in medio oriente e non frega a nessuno, e ora tutti col moccio al naso per sti francesi che fino a ieri stavano sulle palle a tutti. Continua a leggere