Pubblico di seguito un post scritto dal mio giornalista preferito, nonché mio carissimo amico.
Per ora vi lascio alla sua opinione, ma avrete presto mio replica…mi sto documentando.
Grazie Robertuccio!
Carissimi lettori occasionali, prima di bombardarvi di discorsi che appariranno privi di senso ai più (me compreso), vorrei ringraziare la creatrice di questo blog per lo spazio concessomi.
Premetto che era mia intenzione dedicare una modesta riflessione al risultato dello scorso, storico, referendum. Dico “storico” perché, da quando ho memoria, non ricordo una sconfitta del centrodestra qui in Sicilia, terra dalla quale sono forzatamente onorato di scrivere. Un esito inaspettato, soprattutto nelle proporzioni.
Tuttavia, non è questo l’oggetto della discussione odierna. Ne riparleremo magari in un’altra circostanza, se sarò invitato a farlo.
Oggi ci occupiamo di luoghi comuni. Succede infatti che un calciatore italiano piuttosto ignorantello, strapagato e mezzo sciancato, prende il pallone in mano al 93esimo minuto di un ottavo di finale della coppa del mondo e si incarica di tirare il rigore decisivo. Lo fa con un coraggio tale da mettere in soggezione tutti coloro i quali lo giudicano piuttosto ignorantello, strapagato e mezzo sciancato e, dopo aver battuto il portiere avversario, si porta in bocca il pollice come un lattante, in omaggio al figlio appena nato.
Il gesto non passa inosservato ai kapò tedeschi che, come apprendo dall’amica Giulia, sono soliti far piangere fino allo sfinimento i propri bambini. Ma qvesta tenerezza è inspfiecapile, ya…
Bene, all’indomani della partita della nostra nazionale, ecco che il noto settimanale Der Spiegel, prendendo spunto da un’esultanza che ha fatto ridere il resto del mondo, tuona serissimo contro gli abitanti dello Stivale:
“Gli italiani sono forme di vita parassitarie, mammoni maligni che sfruttano le donne, tipi da spiaggia, millantatori, viscidi, che non possono vivere senza un animale ospite dal quale succhiano più che possono, il cui obiettivo primario nella vita è l’ostentazione continua di affaticamento e, se calciatori, preferiscono giocare la palla a terra in modo da colpire meglio le ossa degli altri”.
Punto primo, mi piacerebbe dare una lezione sul campo al paese responsabile della messa in circolazione dei telefilm più osceni della storia ma, ahimè, non credo avrò questa soddisfazione, visto che basterà l’Argentina a mandarli a casa (ops, a casa ci sono già).
Punto secondo, prendere lezioni di buongusto da chi abbina sandalo e calzino bianco o da esemplari femminili che amano fare le trecce con i peli delle proprie gambe, beh, questo è troppo. Per non parlare di quelli che mettono i pomodorini sulla torta al cioccolato (li ho visti davvero). Dai non scherziamo.
Siamo italiani, avremo i nostri mille difetti, ma siamo autentici, immediati. E più terroni siamo, meglio è. Sarà l’Africa, sarà che nelle vene scorre sangue arabo. Ci hanno insegnato a sorridere di tutto. Ho detto “sorridere”. Ridere soltanto sarebbe da scemi. Sdrammatizziamo qualsiasi evento nefasto e l’oggetto principale delle nostre prese in giro siamo noi stessi. Provate a cercare nel mondo un altro popolo dotato di questa miracolosa, unica qualità che è l’autoironia. Troverete soltanto qualcuno disposto a sbeffeggiare il prossimo. E magari lo fa pure attraverso un giornale.