Io mi ricordo che era fine settimana, e che come ogni fine settimana di primavera, si iniziava ad andare in campeggio a Scopello, dove la nostra roulotte era rimasta posteggiata tutto l’inverno.
Ricordo peró che quel fine settimana non andammo a Scopello, che i nostri amici ci avvertirono che erano rimasti imbottigliati nel traffico in autostrada e che davanti loro c’era una voragine. Non so se mio padre avesse giá il cellulare ai tempi, non ricordo come i nostri amici ci avvertirono di non andare in campeggio quel fine settimana, ma in qualche modo lo abbiamo saputo. Da quel gioro in poi per andare a Scopello facevamo sempre la statale, tutte curve. Per mesi non abbiamo piú percorso l’autostrada, e quando abbiamo ricominciato a farlo, c’era un tratto segnato di rosso, lí dove prima c’era la voragine.
Ricordo che per la prima volta sentí la parola “tritolo ” ma che non capivo cosa singificasse.
A scuola iniziarono a parlarci di lui, di cosa avesse fatto e iniziarono ad assegnare temini da fare, ma non penso che qualcuno di noi capisse realmente. Andavo ancora alle medie, ho iniziato a capire molto dopo.
Ricordo di quella donna, quasi ragazza che diceva che si avrebbe perdonato ma….e invece le sue lacrime, la sua rabbia dicevano che no non lo avrebbe mai fatto, non avrebbe mai perdonato. Mai.
Ricordo che poi al liceo, io frequentavo il liceo a Brancaccio, il quartiere dove ha vissuto ed é stato ucciso Padre Puglisi, ogni anno si organizzava una manifestazione. NOn ricordo il luogo di partenza, ma ricordo che il punto di arrivo era sempre l’albero sotto il palazzo dove lui aveva abitato. Poi ricordo che i condomini iniziarono a minacciare che avrebbero rimosso tale albero soggetto a continui pellegrinaggi, ma poi non l’hanno fatto.
Ricordo che poi col passare degli anni alle manifestazioni c’era sempre meno gente, forse non venivano nemmeno organizzate piú.
Ricordo anche quanto avvenne pochi mesi dopo la voragine e il fine setttimana costretti a casa: eravamo in campeggio e una mamma degli altri amici campeggiatori era li, ferma sul vialetto, non riusciva a parlare , la mano sulla bocca. Disse solamente “Borsellino”. Tutti capirono subito, io no, pensavo le avessero rubato il portafogli.
Ricordo che tutti ci radunammo attorno all’unica tv in tutto il campeggio, al bar.
Ricordo che io non capivo niente, ma che attorno a me percepivo un senso di morte, sconforto, tristezza.
Ricordo i soldati armati, piantati davanti le abitazioni dei magistrati, dei giudici, per mesi, forse anni. Ricordo che non volevo mai andare da Stancampiano a prendere il gelato, perché nonostante fosse buonissimo, lí era sempre piantonato un militare col mitra in mano e a me tutti questi soldati, questi mitra, mi hanno sempre trasmesso un senso di disagio, di paura. Andai alla ricerca di altre gelaterie.
Credo che le loro idee, sulle nostre gambe, abbiano fatto veramente pochi passi. Passi in avanti, sicuramente, ma non basta.
Io ricordo oggi con una prospettiva diversa, ricordo con la testa di una testa e le esperienze di una trentenne.
Io ricordo. E voi?