Non toccate il bambinello

Nella Rinascente di Padova, sono state eliminate le statuine del presepe dagli scaffali, perché tanto i clienti non le acquistano più, il presepe non va più di moda.

La notizia mi ha un po’ lasciato perplessa, non tanto perché sono religiosa, anzi sono sull’ateo andante, ma perché il presepe fa parte della nostra cultura e pertanto dovrebbe in un certo senso essere mantenuto e tutelato.

Ma il motivo di maggior cruccio era un altro. In genere i media, o in questo caso il mondo commerciale, ci fanno credere che loro vendono ciò che la società richiede. Secondo quest’ottica la tv ci propina reality perché il pubblico li adora e la Rinascente elimina i re Magi perché non tirano più.

Io penso esattamente il contrario. Sono loro a dettare gli usi e costumi, loro ad imporci le mode.

Anche se ti rifiuti di guardare i reality, sei costretto a vederli perché: in tv non fanno altro e perché domani al lavoro ne parleranno tutti e tu saresti tagliato fuori da ogni possibile conversazione.

E non venitemi a dire che siamo stati noi a chiedere le zucche per Halloween, i regalini ridicoli per S.Valentino, ma dite piuttosto la verità, che sono tutte trovate commerciali. Tra poco ci inviteranno purea festeggiare il ringraziamento con un enorme tacchino ripieno.

Ora, se siete così bravi a propinarci e inculcarci cose estranee alla nostra cultura pur di vendere, come mai non siete in grado di vendere un innocente bambinello Gesù?

Un asilo (nido) per tutti

Da circa un mese ho una lezione privata a scuola, cioè solo per una persona. Lei si chiama Anne, ed è bravissima. Io devo fare ben poco, per lo più parliamo di temi di attualità per darle la possibilità di parlare il più possibile in italiano.

E’ disoccupata, nonostante sia laureata e abbia già molte esperienze lavorative presso varie case editrici. L’uffcio di collocamento paga a tutti i disoccupati dei corsi di lingua, per lo più di inglese, per migliorare le loro possibilità nel mondo lavorativo.

Lei è laureata in arte e ha pensato di migliorare il suo, già ottimo, italiano.

Oggi il tema da me scelto era appunto il mondo lavorativo in Italia e le differenze che ancora esistono tra uomini e donne. L’argomento era tratto da articoli di giornale. In questi si leggeva che tra i part-timer ci sono più donne che uomini e che i posti di maggior rilievo sono sempre occupati da uomini.

Ho chiesto ad Anne quale fosse il motivo di ciò e ovviamente lei pensa che siamo noi donne ad occuparci dei figli e della casa e quindi noi non possiamo dedicare molto tempo al lavoro.

Ho chiesto se secondo lei esiste una soluzione a ciò. Difficile da esprimere nella propria lingua, figuriamoci in una lingua straniera. A me invece la soluzione è sembrata semplice, semplicissima e da sempre mi sono chiesta :"possibile che non ci abbia mai pensato nessuno?" La soluzione sarebbe dotare ogni azienda, o ufficio di un asilo per i figli dei dipendenti. Sarebbe sicuramente costoso, ma non costa anche il riposo che spetta per la maternità? Non si migliorerebbe comunque la società?

Anne mi ha guardata e mi ha detto: "Era l’unica cosa buona della DDR, ogni azienda aveva un asilo, era un diritto di tutti".

E penso a quelle donne che rimangono in casa perchè madri o a coloro che lavorano solo per pagare il nido ai figli.

E’ Natale

Si diffonde l’odore del Gluhwein per le strade. Le serate sono illuminate da mille lampadine che impreziosiscono strade e negozi. I bambini spiaccicano i loro nasini contro le vetrine chiedendo impossibili regali.

Le vetrine del Kaufhof mostrano enormi angeli di Playmobil, quelle di Karstadt scene natalizie fatte di Lego.

E’ Natale ovunque, fuori come in casa. In soggiorno come in bagno….si, in bagno.

Dove il rotolo di carta igienica bianco e morbido ha fatto posto a quello colorato con la faccia di Babbo Natale.

Già a me non fa impazzire l’idea che le guance di Babbo Natale debbano sfiorare il mio delicato fondoschiena, ma che odori pure di cannella, questo no!!!!!!!!

Me ne sono accorta solo stamani, quando dal bagno provenivano effluvi insoliti (e non pensate chissà che). Ho iniziato a sniffare l’aria, per capire da dove provenisse, quando il mio nasino si è soffermato su un pacco scorta, che durerà fino al prossimo natale, allora ho capito!

Ma la carta igienica in Sicilia odora di agrodolce da caponatina?

Doni

Tra poco, tra poco meno di un mese, è Natale. Periodo del perdono, di pace e di REGALI!

Se non avete ancora deciso cosa regalare alle persone care, vi do una mano a scegliere il vostro dono, spiegandovi il significato di esso.

Nelle Isole Trobriand vi è un rito particolare che ne spiega il significato:il kula. E’ questo uno scambio che si effettua tra una trentina di isole disposte a cerchio. I doni scambiati erano di due tipi, collane di conchiglie rosse e braccialetti di conchiglie bianche, i due venivano scambiati in senso opposto, orario uno e antiorario l’altro. Gli oggetti di una categoria potevano essere scambiati solo con quelli dell’altra categoria e venivano scambiati in continuazione, rimanendo solo per breve tempo nelle mani del nuovo possessore. Lo scambio di questi doni avveniva durante il corso delle visite da un’isola all’altra

Il dono è un atto dovuto e doveva essere restituito in una proporzione uguale a quella del dono ricevuto.

Questo continuo scambio di doni era stato studiato da Malinowski e completato in linea teorica da Mauss. Quest’ultimo sostiene che alla base dell’obbligo del dare, del ricevere e del restituire, c’è una forza magica :il Mana, presente nell’oggetto donato.

Questo Mana ha un carattere benefico solo se viene continuamente trasferito fino a giungere nelle mani del possessore originario. Se lo scambio di doni viene interrotto questa funzione benefica si trasforma in forza distruttrice.

Ora, senza andare nello specifico (se volete, leggete il saggio sul dono di Mauss), ricordate che non potete interrompere la catena di scambio, quindi se pensate di non ricambiare un regalo, pensateci bene. Ricordate che il dono deve essere ricambiato in egual misura, per cui se la persona che dovrebbe ricevere il vostro regalo vi ha in passato regalato un orologio non ricambiate con un libro.

E soprattutto se volete fare un regalo a me,ricordate che io sono moooolto generosa, e quindi non siate tirchi!

A proposito, voi che regalate al vostro compagno/a?

Italiani, popolo di poliglotti

Forse molti di voi lo ignorano, forse le istituzioni scolastiche stesse non lo sanno, ma secondo l´articolo 126 del trattato di Maastricht, ogni cittadino della comunitá europea deve, oltre la lingua madre, conoscere almeno altre due lingue comunitarie.

Sorpresi?

Eppure non mi sembra che in Italia ció venga rispettato, siamo giá fortunati se gli studenti sanno dire “my name is…”, ma si sa che se vuoi imparare una lingua devi frequentare un corso privato. L´ho fatto io e lo fanno in molti.

Qualcosa non funziona. Non sono gli alunni che non hanno voglia, non è solo il sistema scolastico che non ha mai dato molta importanza alle lingue, ma è la formazione dei futuri insegnanti che è giá molto carente, e se gli insegnati non conosco le lingue che insegnano, quale sará la preparazione dei loro studenti?

Ho studiato inglese a scuola, e contemporaneamente ho frequentato l´international House, perché io l´inglese lo amavo e volevo impararlo bene.

Ho frequentato la facoltá di lingue, ma di lingua c´era ben poco. La lingua (tedesca) l´ho imparata al Goethe e vivendo in Germania, l´inglese, l´ho dimenticato grazie proprio all´universitá.

Del resto l´esame di lingua è sempre stato subordinato a quello di letteratura, il voto dipendeva da quest´ultimo, allora perché recarsi in una aula affollata di 200 studenti (giá divisi in ordine alfabetico) e non avere alcuna possibilitá di dire mezza parola? E cosí col tempo, ho dimenticato la lingua di Shakespeare.

Gli esami di letteratura venivano affrontati in italiano, le lezioni si svolgono in italiano le ore dedicate alla lingua straniera sono poche e cosí chi si laurea in lingue, la lingua non la conosce,  a meno che non abbia fatto ció che sto facendo ora io.

Mi rendo conto che io sono una potenziale insegnante di inglese, sul mio certificato di laurea è scritto ció, ma spero di non dover mai entrare in classe e rovinare un´altra generazione di studenti, per colpa di una istruzione che l´universitá non mi ha offerto.

Ora con i nuovi ordinamenti i nomi (ma solo quelli) delle facoltá sono cambiate, ai miei tempi la facoltá si chiamava di “lingue e letterature straniere”, ma delle prime l´universitá si è dimenticata.