la mia religione

Sono cattolica come quasi tutti gli italiani, non per scelta, ma perché quando si viene al mondo, il primo pensiero che viene in mente ad ogni genitore è “quando organizziamo il battesimo?”, e guai a evitare l’evento, parenti e amici non approverebbero.

Finché sei piccolo non hai possibilità di scelta e tutte le domeniche si passavano a messa. Le  raccomandazioni prima di andare in chiesa, mi raccomando non ti lamentare, non giocare, non parlare, comportati bene. E poi le minacce in chiesa per ogni sbuffare, poi a casa facciamo i conti. E stare attenti a seguire la massa, ora in piedi, ora seduti, ora in ginocchio, ma non mettersi in coda per la comunione, tu ancora non puoi, ma perché? Perché sei troppo piccolo, ma non lo ero troppo per essere immerso del tutto nell’acqua.

Poi tutti i compagnetti di scuola frequentano un corso per potersi mettere anche loro in fila come gli altri, e ci vado anche io. Di quegli incontri non mi é rimasto alcun ricordo, tranne quello della prima confessione. Cose può confessare un bambino? Ho rubato una caramella dalla borsa della nonna. Non ho mai imparato l’atto di dolore, né tantomeno il credo. Mi veniva più difficile di imparare il 5 maggio.

Poi un giorno mi hanno vestito da suora e per la prima volta ho potuto mettermi in coda. Ma dovevo stare attenta a non masticare ciò che mi veniva messo in bocca. Non potevo fare a meno di pensare alle fruito..dovevo masticare. Poi dovevo assumere l’espressione contrita, andare al mio posto e cercare di concentrarmi a pensare a qualcosa, così come facevano gli altri.

Poco tempo dopo iniziai a non seguire più questa pantomima, e le domeniche restavo a casa. Non so se sono atea, non ci ho mai pensato troppo, ma della religione non ho né la debolezza di affidare me stessa al volere di un essere superiore, né la forza che ti sostiene ad andare avanti grazie alla fede. Ho tante debolezze, ma anche tanto forze che trovo nelle persone che amo.

Mi disturba l’eccessiva manifestazione religiosa altrui, specie se la cosa mi colpisce in qualche modo. Trovo poco delicato e una forma di mancanza di rispetto essere costretta a dire la preghiera prima di consumare un pasto, quando invitata a cena. Così come io non posso vietar loro di dire la loro preghiera, loro non posso obbligare me a unirmi in questo atto.

Non mi piace la religione urlata, preferisco quella intima, sussurrata sottovoce non per gli altri, per farci sentire, ma per noi stessi.

in allegato: Curriculm Vitae

Egregio sig. Aldi,

con la presente desidero candidarmi come cassiera presso uno dei vostri supermercati di Berlino.

Ho frequentato il liceo scientifico, quindi so almeno contare, e ho una laurea in tedesco, quindi sono parlare almeno la Sua lingua. Dopo i miei studi mi sono trasferita in Germania dove finora ho insegnato presso scuole di lingua e un paio di università. Contemporaneamente ho conseguito un diploma di master in didattica dell’italiano a stranieri presso la Cà Foscari di Venezia, quindi sarei in grado di correggere le vostre etichette di zuccini, radiccio,ghnocci,etc.

Finora non ho trovato un impiego nella capitale, dove in realtà mi sono trasferita da poco, e spero ardentemente di poter seguire le orme della mia connazionale Giusy Ferreri, della francese  Anna Sam e di Cameron Diaz e Michelle Pfeiffer. Grazie all’opportunità che Lei mi potrebbe offrire, un giorno potrei anche io cantare, recitare o scrivere un libro, o forse finalmente insegnare, perché a quanto pare il successo passa dal nastro della cassa.

Nel ringraziarLa della gentile attenzione, Le porgo i miei saluti,

 

Giulia Camarda

questioni climatiche

In Italia il parasole si mette sul parabrezza all’interno dell’auto, per non fare arroventare lo sterzo quando torniamo dal mare.

In Germania lo mettono sul parabrezza all’esterno dell’auto, per non farlo ricoprire di neve e ghiacciare.

Non ci sono andata

E alla fine non ci sono andata. Dopo due notti a sognare il mio esame di maturità e la mia impreparazione a sostenerlo, ho deciso di dare buca.La colpa è mia, avrei dovuto saperlo che dentro o fuori l’Italia, i concorsi gestiti dagli enti italiani sono solo una farsa. Ma i requisiti richiesti per partecipare al concorso mi hanno tratto in inganno 

Possono partecipare alle prove i candidati in possesso dei seguenti requisiti:        

  1) abbiano, alla data del presente avviso, compiuto il 18° anno di età; (Ce l’ho) 

  2) siano di sana costituzione; (Ce l’ho)                    

3) siano in possesso del seguente titolo di studio: diploma di istruzione secondaria di 1° grao o equivalente; (Ce l’ho)           

4) abbiano la residenza in Germania da almeno due anni; (Ce l’ho)            

Le paure sono sorte due settimane prima del suddetto concorso, quando ho ricevuto l’invito a parteciparvi e erano specificate le prove da sostenere:

1. Traduzione scritta dall’italiano al tedesco di un testo d’ufficio, in un’ora di tempo e senza l’uso del vocabolario;

2.esame pratico di segreteria;

3.Colloquio in lingua italiana;

4.Colloquio in lingua tedesca durante il quale verrà chiesta una traduzione estemporanea senza l’uso del vocabolario di un testo dal tedesco all’italiano;

5.Esame di tenuta d’archivi. 

Forse tra i requisiti avrebbero dovuto scrivere:

1. Siano bilingue o in possesso di laurea in Interprete e traduzione;

2.Siano contabili o abbiano esperienza nel settore amministrativo. 

O forse scrivere direttamente il nome della persona che devono assumere.

E quindi io non ci sono andata.

Tutto cambia

Non è vero che a Palermo o in Sicilia non cambia nulla, che se comunque ci sono dei mutamenti essi avvengono in maniera così lenta da sembrare non ci soano affatto. Palermo cambia. E’ cambiata nel mio anno di assenza, dal natale 2007 a questo appena passato. Due sono in particolare le cose che mi sono saltata agli occhi, due immagini che rimangono stampate nella mia memoria e che porterò con me fino a Berlino, la mia nuova casa.

Sulle strade ho visto materializzarsi immagini pervenute a noi solo attreverso la TV accompagnate da un commento tedesco che descriveva la situazione rifiuti a Napoli. Ora ho visto queste montagne di rifiuti qui, sotto casa.

Ma qui da noi ci si lamente sotto voce per non farsi sentire, ci tappiamo il naso con la mano e passiamo oltre.

La seconda cosa, che forse mi ha disgustato più della prima,è stato il vedere code di gente che aspettavano il loro turno per fare acquisti nei negozi. Ma non negozi qualunque, bensì quelli griffati dove per comprare un maglione devi lasciare un rene in pegno. Louis Vuitton in via della Libertà ha persino montato un tendone sul marciapiede per non far bagnare i clienti in attesa. Ciò non è avvenuto durante gli sconti, bensì prima che avvenisse lo scambio di doni. Durante gli sconti è stato ancora peggio. In alcuni casi le persone in coda stringevano tra le mani un foglio con su scritto un numero, come si fa dal salumiere. Queste immagini si sovrappongono nella mia mente a quelle viste in tv: donne che fanno la coda nei paesi in guerre per avere un pò di pane o acqua.

Mi sorprende anche la disciplina di questi acquirenti, che attendono il loro turno con pazienza e serietà. Doti che perdono se davanti ad uno sportello pubblico.

Palermo è cambiata in un anno. Lo scorso natale i rifiuti sommergevano la città dopo le feste e non già prima. Via della Libertà non era calpestata da omini tanto pazienti e col portafogli così pieno.