“E’ Natale da fine ottobre. Le lucette si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti. Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese”
A me Charles Bukowski non piace, non riesco ad andare oltre questa frase, bellissima, forse l’unica cosa decente che abbia mai scritto. Per il resto non ne riesco a capire la grandezza (certo devo a lui se John Fante é stato pubblicato). Eppure devo dire che io mi accendo con l’avvicinarsi del Natale.
In genere vado a PaleMMo solo due volte l’anno: per le festivitá natalizie e in estate. Immaginate quando sia difficile tornare da un’estate soleggiata, calda, e odorosa di salsedine. Immaginate come sia brusco il cambiamento climatico e cromatico. Solamente entrando in un supermercato mi torna il buon umore. I Lebkuchen, lo Stollen, il Baumkuchen e i vari addobbi natalizi mi mettono giá di buon umore. E non perché penso che tra poco torneró da mamma e papá, e non perché penso che a breve ci sará ancora una vacanza, e non perché si avvicina il momento in cui torneró a Palermo, bensí perché finalmente una volta l’anno posso tornare ad essere bambina, e posso tornare a godermi il natale attraverso gli occhi, il gusto e l’olfatto di una piccolissima e remota me.
Certo non é piú il natale con i nonni, con i cugini ad aspettare il ritorno delle mamme dalla messa per poter spacchettare i regali, quei momenti non tornano piú, ma é il natale per me piú bello che possa esister, il natale crucco. Lo devo ammettere, il periodo dell’avvento in tedeschia é secondo me il piú bello sulla faccia della terra. Ricordo che a Lipsia, abitavo proprio in centro, era una gioia per gli occhi e il cuore andare ogni giorno a lavorare dovendo passare dal mercato di natale, sentire le persone ridere a voce alta, sentire nell’aria l’odore dolciastro della cannella (che per me é l’odore del natale) e l’odore agro del Feuerzangenbowle (se riuscite a dirlo tutto d’un fiato potete ritenervi dei germanisti)
Tra gli scaffali del supermercato, giá ad ottobre ma sempre prima di anno in anno, fa la sua comparsa tra i pacchi di zucchero un coso fatto cosí:
Che all’inizio ho pensato che fossero proprio bizzarri i crucchi, che preparano giá lo zucchero in base alla forma della zuccheriera. Poi peró mi sono posta il problema di come diavolo si infili sto coso fallico all’interno della zuccheriera altrettanto fallica. Poi ho letto il nome: Zuckerhut, cappello di zucchero, che é anche il nome crucco per il Pan di Zucchero di Rio. Secondo i Crucchi questa forma di zucchero rievoca un cappello senza tesa, per me rievoca un fallo e quindi lo chiamo zuckerschwanz, mi sembra piú adeguato.
Lo Zuckerschwanz non si usa per le zuccheriere a forma conica, come avevo inizialmente ipotizzato, ma é ingrediente fondamentale per il mio tanto amato Feuerzangenbowle.
La bevanda é divenuta molto popolare in Germania a causa dell’omonimo film degli anni 40, e viene preparato in casa (ma si trova per fortuna in ogni mercatino natalizio) nella stagione fredda e in particolare per le festivitá natalizie.
è di base un Punch caldo, fatto con vino rosso, chiodi di garofano, anice stellato, cannella, scorza di arancia e limone. Sul calderone dove viene fatto cuocere il vino si mette una lamina di metallo (Feuerzange) sulla quale si poggia lo zucchero fallico, che viene fatto bruciare e che pian piano va sciogliendosi cadendo dentro alla bowle (ciotola) sulla quale appunto sta cuocendosi il vino.
Vi assicuro che bevuto in questo periodo dell’anno scalda il cuore e non solo.
La stagione dei mercatini é appena iniziata, proprio oggi. E ancora non ho bevuto nemmeno una tazza di Feuerzangenbowle! Ho 4 settimane per rifarmi