Un treno verso la libertá

Tra poco sono 25 anni che il muro é caduto. Fino al 9 novembre avró quindi modo di tediarvi su questo tema. Credo non sia un caso che sia finita nella vecchia Germania Est (vabbé peró ora in realtá abito a Berlino Ovest. La DDR mi ha sempre affascinato (indovinate su cosa ho scritto la tesi di laurea??)

Dopo la costruzione del muro nel agosto del 1961, i tedeschi della Germania Est non smisero di cercare di scappare verso l’ovest. Di alcuni metodi (tunnel, nascosti in auto, nuotando oltre il Teltow Kanal etc..) saprete sicuramente. Chi tentó di raggiungere la Danimarca attraverso il Mar Baltico, chi con metodi piú originali come la mongolfiera, chi durante la vacanza in Ungheria attraverso il confine con l’Austria che venne aperto nell’estate del ’89. Ovviamente non tutti i tentativi di fuga ebbero successo, e credo che un numero esatto di morti non esista.

Quella che sarebbe stata l’ultima estate della DDR é segnata da una Massenflucht (fuga di massa) di cittadini della DDR verso la libertá.

Una via di fuga fu attraverso Praga, o meglio attraverso l’ambasciata della Repubblica Federale Tedesca di Praga.

Il 3 agosto 1989  nel territorio dell’ambasciata c’erano accampati circa 20 cittadini DDR che chiedevano la cittdinanza.  Il 19 agosto erano 120. Arrivare era semplice. Bastava prendere un treno per la stazione centrale di Praga e da li dirigersi verso l’ambasciata. Ogni giorno arrivavano dai 20 ai 50 rifugiati. La polizia cecoslovacca non poté far molto per bloccare questo flusso di gente, a nulla valse barricarsi di fronte l’edificio dell’ambasciata, le persone scavalcavano il cancello e la recinzione, provocandosi anche ferite. In poco tempo il prato dell’ambasciata era divenuto una tendopoli, mentre fuori i cancelli erano parcheggiate numerose Trabant e Wartburg che sarebbero rimaste li.

botschaft trabant

La situazione era insostenibile. Dopo trattavie tra il governo dell Germania Ovest e quello dell’unione sovietica , il 30 settembre il ministro degli esteri della BRD  (repubblica federale tedesca) si affacció dal balcone del palazzo dell’ambasciata per comunicare ai rifugiati che era stato loro concesso di andare in Germania Ovest

„Liebe Landsleute,
wir sind zu Ihnen gekommen,
um Ihnen mitzuteilen,
dass heute Ihre Ausreise
in die Bundesrepublik Deutschland möglich geworden ist.“

Queste parole sono oggi incise in un targa sul quel balcone per ricordare l’evento.

gedenktafel

Il giorno dopo, il primo ottobre 1989, partì da Praga il primo treno pieno di profughi, diretto in Baviera.

praha

Per raggiungere la Baviera erano peró costretti (queste le condizioni dettate dal governo sovietico) a passare dal paese che avevano abbandonato. I rappresentati del governo della repubblica federale (che accompagnarono i rifugiati nel loro viaggio) raccontano di come il treno “puzzasse di paura”.

Lungo il tragitto verso la libertá, vi furono a Dresda, Karl Marx Stadt (oggi Chemnitz) e Reichenbach, vari tentativi da parte dei cittadini DDR di bloccare il treno per salire anche loro e unirsi agli altri ex concittadini. Tali tentativi e manifestazioni furono bloccati brutalmente dalla polizia.

Vi erano  persino disposizioni per il macchinista che non si sarebbe dovuto fermare qualora sui binari vi fossero gruppi fino ad un numero massimo di 5 persone.

I rifugiati raggiunsero peró senza problemi e intoppi la stazione di Hof, in Baviera, dove vennero accolti con grandi feste. Avevano raggiunto la libertá.

Dalla stazione centrale di Praga partirono in totale 14 treni con a bordo circa 10mila rifugiati.

Il 3 novembre 1989 il governo cecoslovacco permise ai cittadini DDR sprovvisti di visto e passaporto di recarsi  all’Ovest.

Sei giorni dopo cadde il muro.

Mi sono sempre chiesta se tra quelli che scapparono nell’estate del ’89 non ci sia qualcuno che sia rimasto quasi male alla notizia della caduta del muro, insomma tutti questi sforzi, rischi e paure per niente, ormai i loro ex concittadini potevano passare senza problemi da una parte all’altra della Germania. In genere peró la risposta che mi viene fornita é che erano felici, felici di poter riabbracciare i parenti e gli amici che erano rimasti dalla parte “sbagliata” del muro.

Il fatto é che veramente fino all’autunno del ’89 nessuno pensava che sarebbe finito tutto cosí in fretta.

40 anni di DDR distrutti da un errore, da una svista, da una incertezza.

P.s. Zug in der Freiheit é un film documentario che andrá in onda ancora il 3 ottobre su Das Erste alle 18:30 e il 2 Novembre alle 20:15 su MDR

4 pensieri su “Un treno verso la libertá

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