A me il classico faceva schifo

A me,  quando andavo alle superiori,  il classico mi faceva schifo (e non ditemi “se fossi andata al classico sapresti che a me mi non si dice,  perché lo sanno pure i bimbi delle elementari).
Quando andavo alle superiori vi era inconsciamente una sorta di gerarchia: il gradino più basso era occupato dagli istituti professionali,  l’alberghiero non veniva manco considerata come scuola,  l’industriale era già un gradino più su del ragioneria etc.  Tra i licei l’artistico non si capiva proprio come ci fosse finito,  il linguistico l’ho scoperto solo alla facoltà di lingue quanto fosse inutile,  che ne sapevo più io che le mie colleghe etc. Il classico occupava ovviamente il gradino più alto per importanza,  bellezza,  utilità e arroganza. Quelli del classico ti guardavano sempre dall’alto verso il basso,  loro erano più intelligenti,  con la migliore preparazione e sicuramente più colti di te. Poi anche tra i vari istituti del liceo classico vi erano rivalità,  il Vittorio Emanuele non contava nulla rispetto al Garibaldi e l’Umberto se li mangiava tutti. Odiavo gli “umbertini”,  gli unici a darsi un nome,  per il resto non esistevano “Emanuelini”  o Garibaldini,  oddio questi ultimi si,  ma è un’altra storia.


Io nella gerarchia delle scuole superiori,  stavo messa benino perché facevo un liceo,  non era però il classico e tra gli scientifici che c’erano a Palermo era quello visto peggio perchè a Brancaccio. E che sarà mai avere come compagni figli di latitanti,  studiare ad uno sparo (è il caso di dirlo) dalla residenza dei Graviano,  trovarsi di fronte le chiesa del prete ucciso dalla mafia Padre Puglisi?
Ricordo che alle manifestazioni annuali di pre-occupazione natalizia stavamo in via libertà con lo striscione “E. Basile”  e tutti a chiedere se fossimo del liceo classico Emanuele Basile di Monreale, mentre invece la nostra E. stava per Ernesto. Li odiavo.
Al biennio la nostra prof di lettere non faceva che dirci quanto fosse bello il classico,  che noi in confronto agli studenti del classico eravamo nulla etc… poi lei al classico è andata ad insegnarci.  La odiavo.
Che poi chissà che frustrazione per gli insegnanti di lettere che aspirano ad un posto al classico e invece si ritrovano allo scientifico,  e per quelli di matematica che si ritrovano al classico per pochissime ore per classe.
Quelli del classico si vantavano perché il latino e il greco ti aprono la mente,  e per questo loro erano più intelligenti e colti. Lo studio di qualsiasi lingua VIVA ti apre la mente e il libro dal quale studiate,  geniacci che non siete,  lo ha scritto un professore che insegna nella mia scuola,  allo scientifico, dove il latino viene insegnato per 5 anni. Ecco.
Che forse la matematica,  la fisica e le scienze in generale creino invece menti ottuse??

A me quando andavo all’Università il classico mi faceva schifo. Ho frequentato lingue (quelle vive) e ad ogni esame la prima cosa che faceva il prof era aprire il libretto per vedere da dove venissi: “ah,  scientifico.  E che ci fai qui,  mica hai fatto il classico.” Allora mettiamo una cosa in chiaro,  io allo scientifico ho studiato per 5 anni inglese,  al triennio solo letteratura in lingua straniera,  cosa che invece non ho fatto all’Università perché i libri di testo erano in italiano e l’esame orale altrettanto. Al classico,  a meno che non fosse un corso sperimentale,  facevano l’inglese solo al biennio, quindi non rompetemi i coglioni.  Il latino l’ho fatto anche io per 5 anni,  dallo stesso libro di testo usato al classico (scritto da un prof che insegna allo scientifico,  sempre quello).
I vari professori all’Università hanno poi smesso di fare questa stupida osservazione quando le pagine hanno iniziato a riempirsi di 30 (perché nonostante provenisse dallo scientifico ero brava).

A me,  ora che mi sono lasciate alle spalle sia la scuola che l’Università,  il classico non fa nemmeno più schifo. Penso che non sia la scuola a formare una persona,  ma che i vari input provengano anche dall’ambiente esterno,  dalle esperienze personali e dalle persone che si incontrano lungo il nostro cammino.  Non do più importanza alcuna alla scuola,  nel senso,  che ok fa il suo lavoro ma non penso influisca così tanto nella mente di uno studente,  o almeno non sia l’unico strumento.  Perché:
la mia professoressa di lettere al triennio non era mai in classe e noi giocavamo a carte;
il prof di fisica lo, abbiamo cambiato 5 volte almeno in 3 anni;
il prof di storia dell’arte.. oddio non saprei da dove iniziare,  sul serio;
la prof.  di biologia e chimica mi faceva piangere ogni volta che entrava in aula: “Giulia hai capito cosa ho spiegato?  se si,  allora ripeti in piedi davanti a tutta la classe”  Non ci crederete: la odiavo.
La prof di inglese faceva scrivere 100 volte in modo corretto la frase che i miei compagni sbagliavano,  che Montessori a lei faceva proprio un baffo. Con me non è mai successo,  ma mi ha sempre sminuita. Sempre.
La prof di matematica è l’unica che ricordo con piacere,  però oltre la sua materia non ci ha insegnato altro.
Ciò che voglio dire,  è che non è la scuola a creare delle menti eccezionali o persone più colte,  non è il latino a rendere più aperto e intelligente uno studente rispetto a chi il latino (per sua fortuna)  non lo ha studiato. Si può avere la fortuna di avere un insegnante che oltre ad insegnare con passione la propria materia,  stimoli le giovani menti che si trova davanti. Ma qualora questi stimoli manchino,  i ragazzi li troveranno altrove. Io non sono la scuola che ho frequentato,  sono quella che non è voluta diventare ciò che i professori pensavano di me,  sono ciò che mi hanno dato i miei genitori e sono tutte le scelte che ho fatto,  a partire dal non voler frequentare il classico.  Che a me il classico faceva proprio schifo.

15 pensieri su “A me il classico faceva schifo

  1. hai perfettamente ragione. Io ho sempre ammirato molto le persone che facevano scuole professionali, perché sapevano “fare” qualcosa. Poi all’università mi sono trovata fra un sacco di diplomati all’istituto d’arte e al liceo artistico, e in ogni esame artistico o di rilevamento erano dieci spanne più avanti di me (ricordo il raccapriccio del mio prof quando gli mostrai la mia planimetria fatta su un foglio a quadretti! :D).
    D’altra parte credo che la cosa più importante sia scegliere una scuola che almeno teoricamente permette di imparare seguendo il più possibile il punto di vista le disposizioni personali, e avere prof che amano il proprio lavoro. E se non è possibile, sono d’accordo con te, gli stimoli arriveranno da un’altra direzione

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    • Ma infatti rifarei lo scientifico, credimi. Nonostante sia negata in matematica, credo che per me sia stata la scelta giusta, più completa. Non provare però a mettermi davanti un integrale che mi metto a piangere. A meno che non parliamo di fette biscottate che sono buone

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  2. Ho fatto il classico, ma hai ragione: non e` il corso di studi quello che forma la persona, ma quello che sta dentro la testa. Anche a me, che ho poi fatto una materia scientifica all’universita` ( del latino e del greco ne avevo abbastanza), i professori aprivano il libretto ed esclamavano “ah, ha fatto il classico” e poi mi davano il voto, comunque alto perche` ci avevo messo di mio e studiavo una cosa che mi piaceva ( 28 di chimica inorganica come primo esame, dopo che avevo trascorso i tre anni precedenti con un prof di “scienze” , talmente rinco che ci interrogava e noi leggevamo dal libro aperto…vedi tu…). Dopo 30 anni cosa mi e` rimasto del classico? Poco, specialmente perche` gia` allora eravamo soggetti a cambi di insegnanti troppo frequenti, supplenti scaz.., alcuni insegnanti poco preparati, nonostante fosse “il Classico” ed altri che ci facevano studiare solo incutendoci il terrore, altro che l’amore per la materia… Pensa pero` che roba: ho sposato uno che ha fatto lo scientifico e lui , si` che se la tira..ancora dopo tutti questi anni con i suoi integrali e derivate…che palle!!!

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  3. Ma l’hai scritto tu o l’ho scritto io questo post?
    Avrei potuto – purtroppo?!? – scrivere lo STESSO post, prendendomi la briga solamente di switchare materia-giudizio sul professore…
    In quanto all’avermi sminuito spesso e volentieri…beh, ci sarebbe da aprire un capitolo a parte… ma per fortuna “sono quella che non è voluta diventare ciò che i professori pensavano di me, […] sono tutte le scelte che ho fatto” 🙂

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  4. Mah. Ho sempre trovato un po’ ridicola la sicurezza di chi dice “il classico fa schifo”, senza sapere di cosa parla. Mi spiego: se la tua prof era così idiota da rinfacciarvi il fatto che non foste al classico, era un problema suo, non certo della scuola. Chi ha fatto il classico, esattamente come te, ha avuto professori magnifici e professori totalmente incompetenti, perché così come non è la scuola a fare figa una persona, allo stesso modo non è la scuola che fa il professore, bensì quello “stato grazia” -per citare un film- che ti fa essere un buon insegnante, cioè qualcuno non solo ti insegna delle “cose”, ma te le fa amare, anche se nella vita non le incrocerai mai più.
    Sì, ho fatto il classico e dico sempre che lo rifarei, anche se vorrei rifarlo con il carattere che ho adesso 🙂 Perché era la scuola per me, la più adatta alle mie esigenze. Non avrei avuto la capacità di fare lo scientifico (che poi, diciamolo… al classico le materie scientifiche non mancano di certo, le ore di matematica erano tante quante quelle di greco…); non avrei avuto la capacità di fare la ragioneria, né l’istituto industriale, né altro. Come tu hai scelto lo scientifico, io ho scelto il classico e dovremmo benedire il fatto di aver avuto la possibilità di sceglierci il percorso a noi più congeniale.
    E’ un semplice fatto di gusti: c’è a chi piace la carne e a chi il pesce, e uno non può essere meglio o peggio dell’altro, chi lo pensasse avrebbe un problema.
    La “gerarchia” delle scuole come l’hai definita tu, forse esisteva ai tempi dei nostri genitori, e se ci sono stati studenti del classico che ti hanno guardata dall’alto in basso, è stato semplicemente perché erano persone povere dentro e di persone del genere, ahimé, è pieno il mondo, non il liceo classico.
    Rifarei il classico, perché anche se a volte è stata un’esperienza durissima (ma molto formativa), ho amato le cose che ho studiato (magari matematica e fisica non troppo!, ma non importa), che poi sono le nostre radici. Ho amato il fatto che fosse una scuola che non mi dava solamente nozioni ma mi metteva dubbi, mi spingeva a fare domande. Tutto questo è stato a volte pesantissimo, ma mi piaceva, era adatto a me.

    Quindi io difendo il diritto del classico di continuare ad esistere, così come difendo il diritto di qualunque altra scuola: ci saranno sempre persone portate per l’una o per l’altra scelta, senza bisogno di puzze sotto il naso e dichiarazioni d’odio 🙂

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    • Come dicevo alla fine del post, a me il classico non fa schifo, È una Scuola come le altre, come l’alberghiero e il geometra. Secondo me però queste “gerarchie” erano molto presenti ai miei tempi, oggi non so, non vivo in Italia da un bel po’, ma io le ho percepite e vissute. Come dicevi tu siamo e siamo stati fortunati a poter scegliere e a rifare oggi possibilmente le stesse scelte 🙂

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  5. Pensa che io, tornassi indietro, vorrei proprio fare il classico anziche’ il linguistico anche se significherebbe dire addio alla terza lingua. Ho studiato lingue all’universita’ come te e ho sempre avuto la sensazione che mi mancasse la conoscenza del greco classico. E poi credo che facciano meno ore di matematica del linguistico, noi ne avevamo davvero troppe e io ho da sempre odiato le materie scientifiche con tutta me stessa.

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  6. Quella del classico italiano e’ un tipo di istruzione che trae le sue radici e fondamenta nella disgraziata scuola Gentiliana voluta da un tipo come Mussolini che punta solamente,attraverso la sua ottusita’ ed ostilita’ ad ogni cambiamento,a sostituire lo sviluppo della logica (che e’ matematica) con la retorica, e con il deliberato proposito di non formare un pensiero democratico e liberale (come sarebbe consono per ogni tipo di studi di un Paese occidentale), bensi’ di mirare allo sviluppo di un ideologia ultraconservatrice,moralista,benpensante che negli atti pratici della vita risulta solamente dannoso per la societa’.Inoltre e’ il tipo di scuola con piu’ disparita’ ed ingiustizie nelle valutazioni,con gli insegnanti peggiori sotto ogni punto di vista (soprattutto per la loro infamia),antiquato,retrogrado,di strette vedute,inutile per il lavoro,che anziche’ portare ad “aprire le menti” come si vantano i suoi (sempre di meno,per fortuna) sostenitori,in realta’ realizza proprio il contrario: fa rincretinire e genera inettitudine in maniera esponenziale.

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