La patata della duchessa

Questo post non è consigliato a chi è in procinto di partorire.

Qualche giorno fa la duchessa di Cambridge ha partorito il suo secondo figlio, dopo poche ore era già truccata, pettinata, ben vestita e con tanto di tacchi, davanti i fotografi. E io, come tante altre donne, mi sono chiesta: “ma la patata, la duchessa, come ce l’ha?”
Che io capisco che ogni parto è un’esperienza a se, può essere più o meno doloroso, ma sempre dalla patata deve passare sto picciriddu.
Io per i primi mesi dopo il parto non facevo che piangere a pensarci, non facevo che dire “è stato terribile”, c’è chi mi diceva che avrei dimenticato i dolori, e invece no, dopo due anni non lo scordo, però posso riderci su.
Ciccio sarebbe dovuto nascere il 3 aprile, il 10 era ancora lì ad usare la mia vescica come pungiball. All’ennesimo controllo in ospedale, la ginecologa mi propone l’induzione del parto. Le chiedo da quando possiamo iniziare, mi dice quando voglio, con comodo. Attraverso la strada che separa casa mia dall’ospedale, prendo le mie cose, torno in ospedale e dico “sono pronta, tiratelo fuori”.
Inizia così una giornata di pillole, tracciati e controlli. Verso le nove di sera penso che mi sono fatta la pipì addosso, mi cambio e dopo, qualche minuto sono di nuovo bagnata, non era pipì. Mi portano in sala travaglio e mi legano di nuovo alla macchina del tracciato che ho odiato per tutta la gravidanza. Devo stare sdraiata sul fianco e se mi muovo troppo si stacca la macchina. Mi avevano detto che le contrazioni arrivano come dolori mestruali. Quando ero adolescente e avevo dolori mestruali, mamma mia dava una pillola, la borsa dell’acqua calda e io stavo meglio. Qui no. Tra una contrazione e l’altra ho solo brevissime pause, arrivano subito, molto forti e io penso sinceramente di non superare la notte. Penso a tutti i racconti di altre mamme, che il travaglio dura ore, chi otto, chi dodici, chi ancora di più e penso che non c’è la farò mai, anche un’ulteriore ora così mi ucciderebbe. Penso a chi dice “no assolutamente l’epidurale no, perché voglio sentire tutto” e io invece vorrei che un macellaio mi aprisse il ventre e mi tirasse fuori questo essere che mi sta torturando, non ce la faccio più. Chiamo l’ostetrica per implorare un aiuto, un esorcista, che altrimenti io qui, su questo letto ci muoio. Mi chiede se voglio fare un bagno caldo, per rilassarmi. Mi chiedo cosa sia andato storto nella traduzione da esorcista a bagno. Mi controlla la patata e mi dice, ok, andiamo in sala parto.
L’ostetrica mi chiede come voglio mettermi, se carponi, di fianco o sulla schiena, io preferirei di pancia, ma ok vada per la schiena.
La cosa bella del parto è che tutto finisce lì, o inizia li… insomma, passato il parto so che i dolori andranno via, devo sbrigarmi. Inizio subito a spingere, anche se in realtà non lo percepisco come un atto volontario, ma una cosa quasi meccanica, è il mio corpo a fare da solo. Nella stanza ci siamo solo io, zito e l’ostetrica, il ginecologo interviene di norma solo in casi più complicati, il fatto che non è presente quindi mi rincuora. Mi vengono in mente le parole della mia ostetrica al corso, la dilatazione è in media di 9-10 cm, il cranio del nascituro di circa 11. Non ci passerà mai. Mai!
Spingo e sento che sto per fare lo stronzo più grande della storia, da Guinness dei primati, lo fotograferanno e lo metteranno in un libro. Perché quello che nessuno ti dice, è che in effetti sembra tu stia cacando, e non è affatto raro ciò accada realmente. Nel mio caso non ho fatto la cacca, ma ha pensato bene di farlo qualcun altro.
Do solo 3 spinte, fortissime, l’ostetrica sorpresa prende Ciccio quasi al volo, io sento chiaramente un crac, mi si deve essere rotto qualche osso, perchè è rumore di ossa rotte, anche se non ho mai sentito ossa rompersi.
Mi passano Ciccio che decide di cacarmi addosso. Non è un momento romantico, ma tragicomico, con l’ostetrica che mi pulisce dalla merda di mio figlio, il chirurgo che mi ricuce la patata e zito al telefono con sua madre. Se l’inferno esiste, è così che me lo immagino.
Ciccio è nato alle 2 di mattina, o notte, perchè la mattina mi da la sensazione di luce, invece era buio. Non abbiamo riposato, perchè non riuscivamo a staccare gli occhi da quell’esserino perfetto.
Io intanto temevo il momento di dover fare pipì e la prima volta mi dissero di farmi aiutare da un infermiere. Brucia brucia brucia. Provo le posizioni più assurde per poter fare pipì senza provare bruciore. C’è un sacco di sangue, mi mettono una mutande elastica e assorbenti enormi, cammino come una papera, le gambe divaricate, gli assorbenti enormi nel mezzo.
Zito che mi dice che in sala parto ho detto le parolacce, che ho fatto scorregge e che ho i capillari in faccia tutti rotti, sono un mostro.
So di sangue mio e cacca di Ciccio. Non voglio visite in ospedale che mi vergogno. Solo il giorno dopo riesco a lavarmi.
E vabbene che io non sono duchessa e faccio le scorregge davanti l’ostetrica, ma Kate, sotto il vestito, li aveva i mutandoni coi maxi assorbenti??

Qui in basso un video dell’ospedale dove è nato Ciccio. Claudia è stata la mia ostetrica, che mi ha seguita a casa ♥♥♥♥

http://m.youtube.com/watch?v=9GIgHQHMlJA

8 pensieri su “La patata della duchessa

  1. Come mi ci ritrovo nel tuo racconto! La differenza sta nel fatto che a me Trottolo ha pensato bene di pisciare allegramente addosso.
    Quindi addio al momento romantico ed emozionante con lacrimoni dei neogenitori….siamo scoppiati a ridere!!!
    E la patata mi faceva male eccome! Sono pure dovuta andare a fare riabilitazione!)

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  2. oddio che ridere! io solo al primo figlio ho avuto problemi, ma ero veramente troppo giovane, 19 anni, e completamente ignara di quello che sarebbe accaduto, troppo lungo e complicato spiegare perchè, al secondo figlio sapevo come funzionava la faccenda, c’è voluto molto meno tempo, e sinceramente mi sono ripresa molto in fretta, non avevo tutti i capillari rotti, son riuscita a sedermi normalmente dopo poco tempo, mi sono alzata dal letto dopo due o tre ore, ti fanno alzare e camminare molto in fretta, se avessi avuto uno stuolo di truccatrici, parrucchiere, massaggiatrici e diosolosachealtro, forse pure io come la duchessa sarei uscita a fare la figa davanti al mondo… sicuro che aveva i pannoloni, ma reali, foderati di pepite d’oro.

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