Il paese delle meraviglie

I Sex Pistols erano in vetta alle classifiche, i Ramones divennero famosi e alla tv, dopo 14 anni di silenzio, la Rai trasmetteva Mistero buffo del nostro premio nobel Dario Fo.

Io non ero neanche nata, e per me quell’anno, quell’epoca è come se non fosse mai esistita.

Tutti a scuola imparano i nomi dei re di Roma, le crociate e la guerre mondiali, ma di casa nostra, della storia della generazione dei nostri prof non sappiamo nulla. E dire che loro erano lì nel ’77, magari frequentavano proprio l’università e magari scendevano in piazza, ma non ci dicono nulla. Anche mio padre è professore e anche lui era lì.

In realtà nel ’77 era già in servizio per cui ha vissuto tutto come spettatore e non come attore. Non ne parla e se lo fa è un po’ reticente, ma questo è il suo carattere.

Nel ’77 insegnava in una scuola serale a Gallarate. Insegnava ad operai, che tra i libri di scuola tenevano anche “il manifesto” di Marx e che discutevano animatamente di politica. Papà dice che questa esperienza è stata per lui molto formativa, che ha imparato molto dai suoi alunni operai, che ascoltava con interesse le loro argomentazioni.

Finito l’anno scolastico ebbe il trasferimento a Palermo e ritornò nel profondo sud.

Mio fratello mi racconta che spesso la sera rimaneva nel lettone con mamma ad aspettare che papà rincasasse. Andava ad appendere i manifesti del partito per strada. Non so se fosse ancora il ’77, ma mi stupisce pensare a mio padre che di notte appende i manifesti del PCI e che la domenica andasse a distribuire ai compagni il giornale del partito.

Io non c’ero e non so nulla di quel periodo. Ciò che sto imparando lo imparo dalle poche parole di papà e dagli articoli apparsi in questi giorni sul giornale.

Adesso sono in attesa di un pacco contenente il nuovo libro dell’Annunziata su quell’anno.

A tutti però consiglio un altro libro. Non è un saggio e non è un trattato storico, ma un romanzo.

Lo consiglio alla mia generazione per avere anche una vaga idea di cosa sia successo, come si vestivano i ragazzi ai tempi, come era la vita di provincia, cosa si imparava a scuola, che musica si ascoltava; e lo consiglio a tutti gli altri che hanno vissuto quel periodo per riviverlo in quelle pagine.

Inoltre il libro è scritto divinamente bene, è giovanile e fresco: “Il Paese delle Meraviglie” di Giuseppe Culicchia.

Papà non ricorda più il nome della scuola di Gallarate, ma ricorda perfettamente un Murales sulla parete esterna “ITIS Roberto Franceschini”. Dopo quasi 30 anni è tornato a vederlo, sbiadito, ma è ancora lì. Un po’ come la nostra memoria, sbiadita ma sempre presente. E se provassimo a darle una mano di colore?

10 pensieri su “Il paese delle meraviglie

  1. E se provassimo a darle una mano di colore?

    Ti va? ci mettiamo insieme e coloriamo il mondo con i colori della pace, della giustizia e della speranza? Imagine, come John Lennon!
    Ciao giovane amica, comincio io che sono più grande ma, mi raccomando, poi continua tu.

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  2. http://cronologia.leonardo.it/storia/a1977.htm

    io ho un ricordo di quel periodo. adoro gli anni 70, li ho riscperti dopo anni. ma se ricordo quel periodo lo vedo a tinte fosche. vedo molti giovani che in maniera sana vogliono fare politica e ricordo la tv. che insieme alla tv dei ragazzi monotonamente mandava in onda scontri, e comunicati dei vari gruppi terroristici.
    quello che ricordo e ho riscoperto con piacere è la musica e il cinema.
    non ha caso la mia canzone preferita e I WILL SURVIVOR che chiuse gli anni 70.
    comunque nel bene e nel male quel periodo fa parte della nostra storia, un periodo di grande fermento che meriterebbe spazio tra i banchi di scuola.

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